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SCIPIONE L'AFRICANO E LITERNUM: UN RITIRO AMARO PER UN EROE TEMUTO Publio Cornelio Scipione Africano, un nome che risuona ancora oggi come sinonimo di genio militare e di eroe della Repubblica Romana, trovò il suo rifugio finale, lontano dalla gloria e dalle ingratitudini di Roma, nella tranquilla cittadina costiera di Liternum. Questa colonia romana, situata in Campania, vicino al Lago Patria, divenne il palcoscenico degli ultimi anni di una vita straordinaria, segnata da trionfi ineguagliabili e da un amaro epilogo. Scipione l'Africano (236/235 – ca. 183 a.C.) è universalmente riconosciuto per la sua decisiva vittoria su Annibale nella battaglia di Zama nel 202 a.C., evento che pose fine alla Seconda Guerra Punica e assicurò la supremazia di Roma nel Mediterraneo occidentale. Le sue innovative strategie militari, la sua leadership carismatica e la sua capacità di ispirare le truppe lo elevarono al rango dei più grandi comandanti della storia. Il soprannome "Africano" gli fu conferito proprio in onore delle sue conquiste in Africa. Nonostante i suoi immensi servigi alla patria, Scipione cadde vittima delle intricate dinamiche politiche romane e dell'invidia di alcuni senatori, in particolare Catone il Vecchio. Accusato di corruzione nel 187 a.C., un'onta che macchiò la sua reputazione, Scipione scelse di ritirarsi a vita privata nella sua villa di Liternum intorno al 184 a.C. Questo gesto rappresentò una chiara manifestazione di disillusione verso una patria che, a suo parere, non aveva saputo riconoscere il suo valore. Liternum, fondata come colonia romana nel 194 a.C., offriva un ambiente sereno e appartato, in netto contrasto con il fervore e le lotte di potere di Roma. La villa di Scipione, descritta da Seneca il Giovane nelle sue "Lettere morali a Lucilio", era una costruzione modesta ma solida, edificata con blocchi di pietra squadrati e dotata di torri ai lati. Questa descrizione rifletteva il carattere austero e la semplicità di un uomo che, pur avendo avuto il potere di accumulare ricchezze, preferì uno stile di vita più sobrio. La permanenza di Scipione a Liternum non fu esente da episodi che testimoniano il suo spirito fiero e il suo distacco dalle dinamiche romane. La tradizione narra che, un giorno, dei predoni fecero irruzione nella sua villa. Scipione, sebbene anziano, si difese con valore, respingendoli. Alla domanda dei familiari sul perché non avesse chiamato gli schiavi in suo aiuto, rispose di non aver ritenuto degno di sé morire per mano di schiavi. La morte di Scipione avvenne a Liternum intorno al 183 a.C. Secondo alcune fonti, sul suo letto di morte pronunciò parole amare nei confronti della sua patria ingrata: "Ingrata patria, ne ossa quidem habebis" ("Patria ingrata, non avrai nemmeno le mie ossa"). Sebbene l'autenticità di questa frase sia dibattuta, essa incarna perfettamente il sentimento di amarezza e di distacco che segnò gli ultimi anni della sua vita. La tomba di Scipione a Liternum divenne un luogo di memoria, visitato anche in epoca successiva. Tuttavia, la sua esatta ubicazione non è mai stata definitivamente accertata. Strabone e Livio menzionano la presenza del suo sepolcro a Liternum, ma già all'epoca vi erano dubbi sulla sua reale sepoltura in quel luogo. Oggi, l'area di Liternum è un sito archeologico che conserva le vestigia dell'antica colonia romana, tra cui il foro, un tempio con podio, una basilica e un piccolo teatro. Recenti scavi hanno portato alla luce un'antica necropoli con diverse tipologie di sepolture e iscrizioni marmoree, testimoniando la vitalità della città in epoca romana. La figura di Scipione l'Africano rimane un faro nella storia romana, un esempio di eccellenza militare e di integrità morale, sebbene la sua vicenda finale a Liternum ci ricordi anche l'ingratitudine che talvolta la politica riserva ai suoi eroi. Il suo ritiro in questa tranquilla località campana non fu una sconfitta, ma piuttosto una scelta consapevole di allontanarsi da un mondo che non aveva saputo apprezzare appieno il suo valore, lasciando dietro di sé una lezione sulla fragilità della gloria e sull'importanza della dignità personale. Liternum, dunque, non è solo un sito archeologico di interesse storico, ma anche il silenzioso custode degli ultimi anni di un gigante della storia romana, un eroe che cercò la pace lontano dai clamori di Roma.
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