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IL VELARIO DELL'ANFITEATRO CUMANO Dell'anfiteatro cumano si sa veramente poco, e nulla ci è pervenuto in relazione al suo aspetto sia in termini di descrizione che di rappresentazione iconografica. Le poche testimonianze che ne fanno menzione riguardano un editto pompeiano (CIL IV9983a=GP) della metà del I sec. d.C. che promuove gli intrattenimenti in calendario dove, oltre a una venatio e a scontri tra gladiatori, annuncia anche il supplizio della croce per un condannato, forma di pena che si ritrova normata nella Lex Libitinaria di Cuma e quindi praticata regolarmente. Inoltre, tra i graffiti ritrovati in una taberna puteolana, uno in particolare sembra raffigurare un caso rarissimo di donna sottoposta alla crocifissione, nota come cruciaria, inciso accanto alla rappresentazione di un gladiatore reziario armato di tridente, con adiacente la scritta Cumis, che riconduce, appunto, all'anfiteatro di Cuma. Da scavi eseguiti sull'acropoli presso il tempio di Apollo è emerso, tra l'altro, un documento datato tra il 14 e il 37 d.C. che contiene disposizioni in onore di un certo Gaio Cupienno Satrio Marciano che concedeva a lui e alla sua famiglia un posto riservato per la lettiga all'interno dell'anfiteatro. L'edificio sicuramente era dotato di decorazioni e ornato di statue e bassorilievi secondo la consuetudine romana che in epoca augustea ha visto rinnovarsi e implementarsi, e come risulta anche dal suddetto documento ritrovato, frutto di donazioni di personaggi appartenenti all'élite di Cuma. ... Autore: Ferdinando Gangemi Titolo: IL VELARIO DELL'ANFITEATRO CUMANO Data di pubblicazione: 1/12/2021 ISBN: 9791220098168 Abstract: L'anfiteatro di Cuma è stato il primo edificio ludico costruito? E se così fosse, visto che i velari già erano in uso quando i giochi gladiatori si svolgevano nei fori, è possibile affermare che proprio nell'anfiteatro di Cuma sia stato sperimentato il primo appositamente pensato per questo tipo di edificio? E come funzionava la poderosa macchina approntata dai marinai di Miseno per garantire l'ombreggiamento agli spettatori? Un prezioso approfondimento su uno dei più interessanti e poco conosciuti reperti archeologici dei Campi Flegrei che introduce e spiega un’antica tecnologia al servizio degli edifici da spettacolo.
IL VELARIO DELL'ANFITEATRO CUMANO SECONDO IL PARERE DELL'AI CON POESIA DEDICATA
INDICE: 1 - Introduzione 2 - Campi Flegrei tra avvenimenti reali e narrazione fantastica 3 - Spettacoli e varie forme d'intrattenimento in epoca romana nei Campi Flegrei 4 - Gli edifici per spettacoli 5 - Uso delle macchine negli edifici ludici 6 - Origine del velario e utilizzo negli edifici da spettacolo 7 - Cuma 8 - Anfiteatro di Cuma 9 - Ritrovamenti in seguito agli scavi e schema delle fasi costruttive 10 - Interpretazione dei residui archeologici dell'anfiteatro di Cuma 11 - Il velario dell'anfiteatro di Cuma 12 - Cenni sulla storia della tecnica e sulla formazione dei marinai romani e il loro contributo nell'evoluzione del velario 13 - Considerazioni conclusive 14 - Ringraziamenti 15 - Bibliografia 16 - Indice delle tavole 17 - Informazioni sull'autore
PARTICOLARI Cartaceo: € 26,00 Epub: € 9,99 Formato cartaceo: 15,24x22,86; Colori interni: Bianco e nero Pagine: 158 - Brossura; Immagini: 24 compreso copertina; Lingua: Italiano, inglese; Formato elettronico: Epub; Categoria: Storia dell'architettura, Storia dell'ingegneria, Archeologia; Diritto d'autore:
Ferdinando Gangemi, vive a Napoli dove svolge la professione di architetto. Appassionato cultore della storia e degli aspetti naturalistici dei Campi Flegrei dal 1988 si occupa di divulgazione e promozione dell’area flegrea. Nel 1996 pubblica e diffonde la brochure “Tour archeologico dei Campi Flegrei” con annessa mappa artistica che ristampa in seconda edizione nel 2018. Nel 2000 fonda il sito divulgativo www.campiflegrei.it sul quale pubblica, tra l'altro, nel 2019 la ricostruzione ipotetica del Foro di Liternum. Nel 2024 pubblica il saggio divulgativo "Il mistero del tempio cimmero". Consapevole del potere salvifico della cultura e dell'arte, ha sempre cercato, mediante il suo lavoro e le sue passioni, di infondere nel prossimo l'amore per la conoscenza e per la vita nella sua accezione più ampia.
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