LITERNUM
La città di Liternum è stata una delle prime colonie marittime romane, così come Puteoli e Volturnum. Essa ubicata a Nord di Cuma e precisamente sulla sponda sinistra della Literna Palus, oggi nota come Lago Patria, fu fondata nel 194 a.C. in un territorio già popolato fin dalla preistoria.
Fonti storiche riportano che Liternum fu assegnata a circa trecento veterani della seconda guerra punica ed in questa cittadina Publio Cornelio Scipione detto "l’Africano" si fece costruire la sua dimora. Il condottiero romano, infatti, si ritirò a vita privata nella sua villa a Liternum, dove morì all’età di cinquantadue anni e lì fu sepolto, deluso dalla politica romana che aveva sminuito i suoi successi militari e accusato dai suoi nemici di corruzione e di appropriazione di somme ingenti destinate all’Erario della Repubblica.
In questo contesto storico gli fu attribuita la famosa frase “Ingrata patria non avrai neppure le mie ossa” ed è da questa esclamazione che la leggenda fa derivare il nome Liternum, Patria.
La città di Liternum ha avuto la sua massima crescita in età augustea grazie alla costruzione della via Domiziana che consentì maggiori scambi sia con Pozzuoli che con Roma, diventando nodo stradale di grande importanza. Dal IV secolo d. C. iniziò la decadenza della colonia fino alla completa distruzione per mano dei Vandali di Genserico.
Scavi archeologici eseguiti nel 1932 hanno riportato alla luce i resti dell’impianto originario del Foro con il Capitolium, la Basilica e il Teatro. Scavi successivi hanno consentito di individuare altri edifici e parti di strade cittadine nonché, fuori dalle mura, residui dell’anfiteatro e la necropoli con la maggior parte delle sepolture di epoca imperiale. Nel Museo dei Campi Flegrei a Baia sono conservati ed esposti gran parte dei materiali rinvenuti nell’area di origine e nei dintorni.
Le antiche vestigia della città di Liternum, visitabili presso il Parco Archeologico comprendono il Foro, che ha un impianto rettangolare dove è possibile riconoscere tratti di pavimentazione in pietra di tufo, tracce del colonnato che lo cingeva per tre lati, la tomba di Scipione ed un muro realizzato in “opus reticulatum”.
Il Foro, dotato di due ingressi era attraversato dalla vecchia Domitiana in pietra di basalto. Sul lato Ovest del Foro si evince il Podium del Tempio capitolino ed a Sud i resti dell’aula della Basilica dotata di un’ampia entrata ed una delle pareti (quella opposta all’entrata) che era ritmata da una successione di colonne. Il teatro è di dimensioni modeste e di esso si vedono i resti dell’orchestra pavimentata in marmo, del palcoscenico e la parte bassa della cavea.
Il sito archeologico è visitabile gratuitamente su richiesta telefonando ai seguenti numeri:
+39.081.4422.220; +39.081.4422.221; +39.081.4422.276 (Sala Archeologi e Servizio Educativo della Soprintendenza). Fax +39.081.440013.
Indirizzo del sito archeologico:
Via Circumvallazione Esterna – Lago Patria – 80014 Giugliano – Napoli
RICOSTRUZIONE DEL FORO DI LITERNUM
VIDEO DELLA RICOSTRUZIONE
LAGO PATRIA
Esteso per circa 2 Kmq. è il più grande lago costiero della Campania. Lago Patria è collegato al mare tramite un canale ed è caratterizzato da un discreto livello di salinità nonostante sia alimentato dal canale “Vena” e da alcune sorgenti di acqua dolce. Esso, forse di origine vulcanica, raggiunge al massimo i 2,5 metri di profondità ed è rinomato per la pescosità e per le diverse specie ittiche presenti.
Il nome “Patria”, deriva dalla famosa frase ”Ingrata Patria ne ossa quidam mea habes” (Ingrata patria tu non avrai neppure le mie ossa) attribuita a Cornelio Scipione detto”l’Africano”, vincitore di Annibale, che si fece costruire una villa sulle sponde del lago e dove, esule, finì i suoi giorni.
Il lago è rifugio di numerose specie di uccelli, sia stanziali che migratori che possono essere osservati anche presso "il parco degli uccelli", riserva naturale eco-turistica attrezzata, e pertanto tutelato dalla convenzione di Ramsar come zona umida di importanza internazionale.
In passato il lago si estendeva molto oltre gli attuali limiti, configurando un’ampia zona paludosa e tale è rimasta fino al ‘600 quando iniziarono interventi di bonifica del territorio con un mirato sistema di regimentazione delle acque che deviò, tra l’altro, uno dei canali, il “Clanis” che fino ad allora sfociava nel lago.
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