CARATTERI GENERALI
Situata a Nord-Ovest della città di Napoli questa estesa regione deve il nome alla sua origine vulcanica, infatti la parola "flegrei" deriva dal greco flègo che significa "brucio", "ardo". L’area, infatti, è costituita da un complesso insieme di strutture geologiche, generate da eruzioni reiteratesi con cadenza ciclica. Nell’area sono riconoscibili almeno ventiquattro (dei circa quaranta noti agli studiosi) tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni dei quali ancora attivi, presentano manifestazioni gassose effusive ( Solfatara) o idrotermali (Agnano, Pozzuoli, Lucrino), e sono causa del fenomeno del bradisismo.
L’attuale orografia dell’area è la conseguenza delle modifiche avvenute negli ultimi 30.000 anni periodo in cui la naturale evoluzione vulcanologica del territorio ha conosciuto varie fasi con periodi relativamente quieti e/o di normale attività ed alcuni eventi di grande portata dagli effetti catastrofici.
Infatti, circa 29.000 anni fa (Primo periodo Flegreo, noto come eruzione dell'Ignimbrite Campana ovvero del Tufo grigio Campano) in quest’area si è verificata un gigantesca eruzione (la più grande in Europa negli ultimi 200.000 anni) che ha sconvolto l’intera piana Campana (oltre 150.000 Kmq. di superficie) con un’emissione di materiale eruttivo di più di 100 miliardi di mc. .
Ceneri e lapilli ricaduti su un'area di oltre due milioni di mq. interessando il Mediterraneo centro-orientale fino alla Romania e alla Russia. Esplosione che ha svuotato la camera magmatica e generato lo sprofondamento di una vasta area di crosta superficiale.
(Il punto rosso indica l'ubicazione dei Campi Flegrei dove avvenne l'eruzione nota come dell'Ignimbrite Campana. In giallo i siti dove sono stati riscontrati depositi piroclastici riconducibili al detto evento).
L’attività vulcanica successiva è durata molto tempo e solo circa 15.000 anni fa si è verificata un’altra eruzione di grande entità (nota come eruzione del Tufo Giallo Napoletano) ma che ha interessato maggiormente l’area flegrea. L'ultima eruzione è stata quella che ha generato Monte Nuovo nel 1538 dopo un periodo di quiescenza durato circa 3.000 anni ed è tra le eruzioni di minore intensità avvenute nei Campi Flegrei.
Geologicamente l'area è una grande caldera con un diametro tra i 12 e i 15 km situata in corrispondenza di numerosi crateri, piccoli edifici vulcanici e zone soggette ad una attività vulcanica di secondo tipo quali fumarole, sorgenti termali e bradisismo. Infatti, nei primi anni settanta il bradisismo ha provocato un episodio di sollevamento del suolo di circa 170 centimetri nel porto di Pozzuoli, e dal 1982 al 1984 si è verificata una ulteriore risalita del suolo; dalla fine del 1984 è iniziata una fase discendente, accompagnata da una quantità notevole di terremoti (circa 10.000 e qualche centinaio avvertiti dalla popolazione).
Dal Gennaio 2011 l'area flegrea ha ripreso a sollevarsi, fenomeno che dal Luglio 2017 è di circa 7 millimetri al mese, pari cioè a quasi 8 centimetri l'anno.
Dal punto di vista geologico l’area è considerata dagli studiosi in fase di “quiescenza” ma comunque di grande pericolosità, in quanto la sottostante caldera piena di magma è tra le più grandi del mondo e ubicata a circa 8 km. di profondità. Caldera che si pensava fosse indipendente da quella sottostante il Vesuvio e che invece recenti studi hanno paventato, vista l’estensione di entrambe, che con molta probabilità siano connesse tra loro.
Uno studio recente (2018-2019) condotto dal CNR, INGV, Università Britanniche di Oxford, Durham, St Andrews, CNRS Francese e l'Università di California, ha confermato che l'evento sismico che ricoprì di ceneri l'area del Mediterraneo centrale per oltre 150.000 mq. si è verificato nei Campi Flegrei 29.000 anni fa.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Geology (Aprile 2019) è fondato sugli approfondimenti degli scienziati che hanno eseguito un’analisi chimica dettagliata di un giacimento di eruzione trovato a cinque chilometri a nord-est della caldera dei Campi Flegrei a Napoli, che risulta del tutto coerente con la composizione dello strato di cenere del Mediterraneo centrale.
L’eruzione di 29.000 anni fa rientra, quindi, in quegli eventi che hanno portato alla formazione della caldera e riduce di fatto l’intervallo temporale tra le grandi eruzioni che si sono ripetute nei Campi Flegrei.
Per ulteriore approfondimento vai alla pagina Bradisismo e sciami sismici.
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