  
                    PROCIDA 
                     L’isola ha la costa molto frastagliata ed alterna zone basse  e sabbiose ad alti picchi e comprende nel suo territorio anche l’isolotto di  Vivara. La parte più alta dell’isola è la collina nota come “Terra Murata”.  L’isola è vicina alla terraferma (poco più di tre chilometri) ed è collegata  con un ponte a Vivara, inoltre, è dotata di tre piccoli porti sui versanti  principali.  
                    Il centro abitato è diviso in contrade,  dette grancìe: Terra Murata (il borgo più antico), Corricella (borgo di pescatori), Sent'cò (sede del porto commerciale di Marina  Grande), San Leonardo, Santissima Annunziata (nota anche come Madonna della Libera), Sant'Antuono, Sant'Antonio e Chiaiolella (nella parte meridionale dell'isola e dotata di approdo turistico). 
                     L’isola è di origine vulcanica, infatti, essa è ciò che  rimane delle eruzioni avvenute in un arco di tempo lunghissimo di quattro  vulcani oggi spenti ed in gran parte sommersi. 
                      Sotto il profilo geologico, l’isola ha una storia strettamente  connessa a quella dei Campi Flegrei simile oltre che per la morfologia anche  per i tipi di materiali vulcanici dei quali è formata, quali tufo sia giallo  che grigio e basalti. 
                     In epoca romana Procida e Vivara erano collegate, mentre non  vi è riscontro in merito alle ipotesi che immaginavano Procida collegata a  Monte di Procida e addirittura ad Ischia. 
                      In merito all’origine del nome, è certo che in epoca romana  era nota come “Prochyta” che pare derivi da “Prima Cyme” ossia “prossima a  Cuma”.  
                    Un’altra ipotesi e che il nome derivi dal termine “pròkeitai” che in  greco significa “giace” così come appare se la si guarda dai rilievi di Ischia  o da Monte di Procida, ma altre ancora sono le ipotesi sul toponimo, tra le  quali spicca quella che essa prenda il nome dalla nutrice di Enea, lì sepolta (secondo  Dionigi da Alicarnasso). 
                     L’isola di Procida, da quanto emerso dai numerosi scavi  archeologici, è stata abitata da coloni Micenei, Calcidesi e successivamente  dai Greci di Cuma. In epoca romana, l’isola divenne meta di villeggiatura e la  pratica più diffusa l’agricoltura e segnatamente la viticoltura. 
                     Nel Medioevo l’isola fu oggetto di saccheggi e devastazioni  da parte dei Vandali e dei Goti, costringendo la popolazione ad organizzare un  sistema fortificato di difesa, trovando nel promontorio di Terra, la  conformazione naturale giusta per rifugiarsi e che nel tempo è stata più volte fortificata,  per questo rinominata prima “Terra Casata” e poi “Terra Murata”. 
                     Nel periodo Normanno l’isola divenne feudo di una famiglia  salernitana per più di due secoli che poi la rivendette ad una famiglia di  origine francese, ai quali Carlo V durante la dominazione di Napoli, la  confiscò per concederla alla famiglia dei d’Avalon d’Aquino d’Aragona. 
                     Solo con l’avvento dei Borbone, che fecero dell’isola una  tenuta di caccia, e l’eliminazione della feudalità, essa cominciò a riprendersi  dalle costrizioni e dai continui saccheggi, ultimi quelli dei Saraceni, e  conobbe così una nuova fase della sua storia sociale ed economica. 
                     Fiorente fu l’attività cantieristica, con il varo di  bastimenti e brigantini, che determinò un incremento della popolazione. Nei primi  anni dell’ottocento, l’isola fu coinvolta negli scontri tra francesi e inglesi  subendo le conseguenti devastazioni che non scoraggiarono la maggiore attività  industriale dell’isola che continuò fino al 1891, anno del varo dell’ultimo  brigantino di fattura procidana.  
                    Negli anni seguenti la cantieristica ebbe un  progressivo declino anche se l’economia di Procida rimarrà sempre legata alla  marineria. 
                      Dagli anni ’50 la crescita economica dell’isola è stata  stimolata dall’industria turistica che è riuscita a controllare i flussi di  massa preservando le tradizioni e la tranquillità del territorio. 
                     Avvicinandosi all’isola l’attenzione dell’osservatore è  catturata dall’architettura degli edifici e dai pochi “segni” che ne  strutturano il linguaggio. La praticità e lo spontaneismo elidono teorie  stilistiche, consegnando un gradevole insieme colorato e omogeneo, fatto di  volumi contenuti, archi e scale rampanti.  
                       
                      
                     
                      
                    MUSEI PROCIDA 
                    Museo del Mare -  Istituto Superiore F. Caracciolo e GM da Procida 
                      Via Principe Umberto, 40 - 80079 – Procida 
  Orario invernale: lun/mon>sab/sat. 10.00>12.00 
  Orario estivo:lun/mon>ven/fri 
  Chiusura: festivi/holidays 
  Telefono: +30.0818967004 - +39.0818967 
  Web site: www.caraccioladaprocida.gov.it 
  Posta elettronica: nais02300t@istruzione.it 
  Biglietto intero: gratuito/free 
  Mezzi pubblici: Da/from Napoli:  aliscafo/Hydrofoil-traghetto/ferryboat+ taxi +bus 
                     
                      
                    ISOLA DI VIVARA 
                      
                    
                      
                      
                     
                      
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                    CAMPI FLEGREI:  
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