C.D. TEMPIO DI APOLLO SUL LAGO D'AVERNO
Sulla sponda est del lago d'Averno, si può ammirare ciò che rimane di un'imponente costruzione in opus testaceum, una grandiosa sala termale a pianta circolare, elemento architettonico preponderante, sotto il profilo compositivo, di un grande complesso balneare lì ubicato, aula che era dotata di una copertura a cupola ormai interamente crollata. L'edificio, costruito probabilmente nel II secolo d.C., forse durante l'età adrianea, misura un diametro interno di 36,20 metri, leggermente inferiore a quello del Pantheon di Roma, che è di 43,44 metri.
Essa è caratterizzata al piano inferiore da quattro nicchie absidate dall'impianto semicircolare alternate a tre nicchie a base rettangolare e la parte rivolta verso il lago, andata completamente distrutta, era probabilmente un'ampia apertura arcuata impreziosita da raffinati e innovativi caratteri stilistici. Al piano superiore si aprivano una serie di grandi finestroni anch'essi arcuati e per tutto il perimetro interno dell’edificio, a questa quota, così come lasciano supporre evidenti tracce nella muratura, si sviluppava un ripiano concepita come un'ampia balconata, che consentiva un punto di vista privilegiato anche verso l'esterno.
Verosimilmente, l'immensa sala era una grande piscina di acque termo-minerali le cui sorgenti sono scomparse a causa del bradisismo. Questa magnifica opera si è distinta come una delle costruzioni termali più rilevanti dell'area flegrea. Il luogo in cui sorge, presumibilmente era parte dell'area sacra dell'antico tempio cimmero, dedicato a divinità ctonie e ai rispettivi riti, presumibilmente adornato con simulacri delle suddette deità, tra cui forse Apollo, Ecate e Persefone, eroine e ninfe alle quali le sorgenti termali circostanti erano consacrate.
Tra quest'ultime, si trova menzione nelle memorie del tempo, Calipso che secondo Cassio Dione, si ripete, era forse raffigurata dalla statua che iniziò a "sudare" durante le operazioni di disboscamento delle pendici intorno al lago, preliminari alla formazione del Portus Iulius. A lei forse, fu attribuito il nome del primitivo ninfeo che la fantasia fa immaginare come un piccolo accumulo d'acqua calda su un pianoro affacciato sul lago. L'ipotetico antico santuario delle ninfe potrebbe avere ispirato in seguito la costruzione dell'impianto termale originale.
L'aula termale dal XII secolo in poi sarà sempre individuata come tempio di Apollo. La struttura, proprio per le sue caratteristiche è stata tra i residui dell'architettura classica romana più ricercati e visitati dagli studiosi fin dalla metà del quindicesimo secolo e diversi furono gli architetti del Rinascimento che si occuparono dell'edificio tra i quali spiccano Francesco di Giorgio Martini, Giuliano da Sangallo e il pittore Domenico Ghirlandaio.
Alla fine del '500 i residui furono studiati da Giorgio Vasari il Giovane, nipote dell'autore de "Le Vite" e alla fine del '700 i resti del complesso termale sono stati rilevati e restituiti graficamente dall’architetto Thomas Rajola che lo storico Paolo Antonio Paoli ha poi inserito nel suo libro "Avanzi delle antichità esistenti a Pozzuoli, Cuma e Baja" pubblicato nel 1772.
Il primo impianto costruito, sicuramente con funzione termale, riguarda tutta la parte posta a ridosso delle pendici dell'Averno cioè tutte le strutture poste a nord e sud del corpo centrale con uno sviluppo complessivo «... di circa 120 m e lo spessore di quasi 30 m... » con alcune parti organizzate su due livelli. L'elemento principale posto al centro dell'impianto originario era una grande struttura semicircolare, più precisamente un'esedra, molto probabilmente absidata cioè dotata di una semicupola.
L'impianto balneare, tenendo conto dell'organizzazione canonica degli spazi termali, sicuramente aveva l'ingresso principale ubicato a sud, e quindi facilmente raggiungibile dalla strada che collegava Puteoli con Tripergole e Baia, ma anche dalla cittadella di Cuma mediante la grotta di Cocceio. I resti sommersi di un pontile, individuati a sud dell'edificio, provano che i fruitori dei servizi termali potessero arrivare pure via mare, soluzione comoda anche per coloro che operavano a bordo delle imbarcazioni ormeggiate nel porto.
L'antico edificio è stato oggetto di un approfondito studio il cui resoconto è riportato nel testo "Il mistero del tempio cimmero" nel quale tra l'altro si è restituita virtualmente l'ipotetica mirabile fattezza che conferma quanto tramandato dallo storico Cassio Dione che definiva gli edifici posti sulle rive dei laghi Lucrino e Averno "grandiosi ed eccelsi".
Ricostruzione artistica del c.d. Tempio di Apollo sul lago d'Averno - Vista interna |
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